L’uomo che vive con le api – YouTube

C’è un uomo che vive con le api. Lorenzo De Candido, 36 anni, ha costruito una casa proprio per loro, in località Le Ante, sopra S. Stefano di Cadore (BL), e poi si è ritagliato una stanza ed una mansarda anche per sé e la famiglia.
Lorenzo delle api sa tutto, ma proprio tutto. Sposta i suoi 26 alveari fra Le Ante, la forcella Dignas, che in Val Visdende conduce verso l’Austria, San Pietro di Cadore, dove abita, ed anche Arsiè sul Grappa. Perché per fare miele buono bisogna scegliere accuratamente la zona dove far volare le api e soprattutto tenere sempre sott’occhio il calendario, per seguire passo passo covate, nascite, voli, impollinazioni, smielature (20 agosto 2011, intervista di Stefano Vietina per www.dolomitichannelsuyoutube.it).

Miele: un cucchiaio al giorno leva il medico di torno | Intoscana.it

Dalla tavola al laboratorio, il dolce alimento finisce al centro delle ricerche per le sue capacità antibiotiche, antibatteriche e antimicotiche

Medicine amare? Niente affatto. Una ricerca made in Pisa mette in risalto le proprietà del miele toscano, le cui capacità terapeutiche sono adesso confermate anche dagli scienziati. Un rimedio naturale che, in certi casi, è efficace anche contro quei batteri resistenti ai normali antibiotici.

I ricercatori e i microbiologi dell’Università di Pisa hanno studiato le proprietà antimicrobiche di diversi tipi di miele toscano: quelli più scuri e la “melata” (le secrezioni zuccherine raccolte dalle api) sono particolarmente attivi contro alcuni batteri patogeni dell’uomo. L’helicobacter pylori, che colonizza la mucosa dello stomaco provocando gastrite e ulcere, è uno di questi, ma c’è anche lo staffilococco, responsabile di molte malattie della pelle come l’acne. “In questo caso – spiega Roberto Barale professore di Genetica all’Università di Pisa – gli esperimenti in vitro hanno dimostrato che certi tipi di miele e melate sono attivi anche nei confronti di quelle specie batteriche resistenti ai normali antibiotici”.

Nonostante in Italia si producano numerose varietà di miele, “la ricerca in questo settore non è sostenuta”, afferma il professor Barale, che ha dovuto interrompere i suoi studi sull’argomento per mancanza di finanziatori. A livello internazionale la situazione è invece ben diversa. In Nuova Zelanda, alla Waikato University fin dal 1995 esiste una”Honey Research Unit”, finanziata da imprese private, che studia e pubblica su riviste scientifiche le capacità terapeutiche del miele.

Dalle ricerche neozelandesi sono emerse, ad esempio, le proprietà antibiotiche, antibatteriche e antimicotiche del miele Manuka, un tipo di alimento per cui si può arrivare a spendere 70 a 140 euro al chilo se comprato in farmacia o su internet. La stessa quantità di miele nostrano, che potrebbe avere le medesime proprietà, si aggira intorno ai 7-10 euro.

“In Nuova Zelanda – conclude Barale – la sinergia fra imprese e ricerca è riuscita a valorizzare un prodotto tipico di grande valore salutistico e ambientale producendo ricchezza, da noi questo purtroppo accade molto più raramente o per niente”.

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Ecco un fiore come lo vedono le api

Come vede un’ape? Alcuni ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno cercato di rispondere a questa domanda creando il Floral Reflectance Database (Fred), un mezzo che dà la possibilità di vedere i colori delle piante attraverso gli occhi delle api e di altri insetti impollinatori.

Il risultato è quello che vedete nella foto sopra. A sinistra il fiore così come lo vediamo noi, a destra così come lo vede un’ape. Da notare che i petali per l’ape hanno due tonalità diverse di colore che noi non percepiamo. Si tratta di una sorta di piste per l’atterraggio che guidano l’insetto verso il nettare di cui si nutrono. Queste piste prendono la forma di cerchi concentrici o punti colorati e indicano all’insetto dove estrarre il loro cibo.

Le api hanno sistemi di riconoscimento del colore diversi dagli esseri umani e possono vedere nello spetto dell’ultravioletto. “Questa ricerca mette in evidenza il fatto che il mondo che noi vediamo non è il mondo come è realmente. Altri animali hanno sensi completamente diversi, a seconda dell’ambiente in cui operano”, ha commentato Lars Chittka della scuola di scienze chimiche e biologiche della Queen Mary’s School. “La maggior parte del mondo di colori che è accessibile alle api e ad altri animali con i recettori per gli ultravioletti è completamente invisibile per noi. Per potervi accedere abbiamo bisogno di questo macchinario”.

I dettagli del database sono stati pubblicati sulla rivista accessibile a tutti Plos One e possono essere visti gratuitamente.

La ricerca può essere utile, dicono gli autori, se si vuole utilizzare gli insetti per un’impollinazione commerciale: “Dobbiamo capire quale luce dobbiamo creare per facilitare il compito delle api: trovare i fiori”.

[ Fonte | L’unità]

Anche le api hanno bisogno di dormire

Ebbene sì, è proprio vero: anche le api hanno bisogno di riposare, altrimenti non sono in grado di comunicare in maniera efficace l’esatta posizione del cibo.

Questa recente scoperta è frutto di un lavoro di ricerca condotto dal dott. Klein e dal suo team dell’Università del Texas ad Austin, e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Spring bee

Quando un’ape (detta bottinatrice) individua una fonte di cibo, lo comunica alle altre api della famiglia mettendo in atto una vera e propria “danza dell’addome”. Cosa succede però se di notte non si consente alle api di riposare adeguatamente? Il gruppo del dott. Klein ha condotto un esperimento in cui ad alcune api è stato legato un disco magnetico sul dorso, ed un macchinario magnetico, chiamato Insominator, veniva fatto scorrere lungo una parete dell’alveare in modo da recare costantemente disturbo al gruppo di api studiato.

Nelle giornate successive, gli scienziati si sono accorti che queste api non erano in grado di comunicare efficacemente alle compagne, con la loro danza, l’esatta direzione in cui muoversi per raggiungere la fonte di cibo.

[ Fonte | net1news ]

Le api: le più veloci a scegliere i percorsi

Un recente studio ha scoperto che le api sono in grado di risolvere problemi matematici complessi, mentre sembrano vagare piacevolmente da un fiore all’altro cercando il polline.

Anni e anni di ricerca hanno tenuto occupate le menti dei migliori scienziati mondiali per risolvere quello che è noto come “problema del commesso viaggiatore”: data una rete di città, connesse tramite delle strade, trovare il percorso di minore lunghezza che un commesso viaggiatore deve seguire per visitare tutte le città una e una sola volta. Con l’avvento dei computer, poi, si sono trovati metodi alternativi e sicuramente più rapidi per trasferire i dati più velocemente possibile da un punto all’altro della rete. Questo recente studio ha però stravolto la credenza che il calcolatore fosse lo strumento più rapido a risolverlo: a battere anche i più potenti calcolatori sono le api.
bee at work

Questi insetti, infatti, sono in grado di trovare facilmente la strada più breve possibile per volare da un fiore ad un altro, scegliendoli in maniera del tutto casuale. E se i calcolatori riescono grazie al progresso tecnologico a risolvere il problema valutando tutte le possibili rotte e scegliendo quella che risulta essere più breve, le api sono invece in grado di porre rimedio al problema in maniera nettamente più rapida, con un cervello all’incirca di 1 millimetro cubo.

Il dottor Nigel Raine, docente della School of Biological Sciences all’Università di Londra, spiega che «le api utilizzano molta della loro energia per volare, e dunque cercano sempre la rotta che permette loro di volare il minimo possibile. Nonostante il loro piccolo cervello, sono in grado di effettuare operazioni straordinarie. Abbiamo bisogno di capire come riescono a risolvere il problema del commesso viaggiatore senza l’utilizzo di un computer».

Attraverso l’utilizzo di fiori artificiali, controllati da remoto via computer, gli studiosi sono stati in grado di comprendere come alle api bastino pochi minuti di esplorazione per rintracciare immediatamente i percorsi più brevi. Niente calcoli elaborati, né tanto meno computer ultra-sofisticati, ma semplice spirito d’adattamento alle situazioni esterne, e l’ennesima conferma che le teorie di Darwin sull’evoluzione delle specie animali rappresenta una delle verità scientifiche più palesi.

La ricerca mette inoltre in evidenza come i computer, per quanto potenti, non siano in grado ancora di stare al passo con le sterminate potenzialità offerte dalla mente degli esseri viventi. Se a tale studio seguisse uno in grado di scoprire il meccanismo alla base di questa importante capacità delle api, i risvolti sarebbero epocali: a giovarne sarebbe il traffico cittadino di tutto il globo, grazie ad un metodo alternativo per la risoluzione di uno dei più difficili problemi posti dalla mente umana.

[ Fonte | www.webnews.it]