Ecco un fiore come lo vedono le api

Come vede un’ape? Alcuni ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno cercato di rispondere a questa domanda creando il Floral Reflectance Database (Fred), un mezzo che dà la possibilità di vedere i colori delle piante attraverso gli occhi delle api e di altri insetti impollinatori.

Il risultato è quello che vedete nella foto sopra. A sinistra il fiore così come lo vediamo noi, a destra così come lo vede un’ape. Da notare che i petali per l’ape hanno due tonalità diverse di colore che noi non percepiamo. Si tratta di una sorta di piste per l’atterraggio che guidano l’insetto verso il nettare di cui si nutrono. Queste piste prendono la forma di cerchi concentrici o punti colorati e indicano all’insetto dove estrarre il loro cibo.

Le api hanno sistemi di riconoscimento del colore diversi dagli esseri umani e possono vedere nello spetto dell’ultravioletto. “Questa ricerca mette in evidenza il fatto che il mondo che noi vediamo non è il mondo come è realmente. Altri animali hanno sensi completamente diversi, a seconda dell’ambiente in cui operano”, ha commentato Lars Chittka della scuola di scienze chimiche e biologiche della Queen Mary’s School. “La maggior parte del mondo di colori che è accessibile alle api e ad altri animali con i recettori per gli ultravioletti è completamente invisibile per noi. Per potervi accedere abbiamo bisogno di questo macchinario”.

I dettagli del database sono stati pubblicati sulla rivista accessibile a tutti Plos One e possono essere visti gratuitamente.

La ricerca può essere utile, dicono gli autori, se si vuole utilizzare gli insetti per un’impollinazione commerciale: “Dobbiamo capire quale luce dobbiamo creare per facilitare il compito delle api: trovare i fiori”.

[ Fonte | L’unità]

Anche le api hanno bisogno di dormire

Ebbene sì, è proprio vero: anche le api hanno bisogno di riposare, altrimenti non sono in grado di comunicare in maniera efficace l’esatta posizione del cibo.

Questa recente scoperta è frutto di un lavoro di ricerca condotto dal dott. Klein e dal suo team dell’Università del Texas ad Austin, e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Spring bee

Quando un’ape (detta bottinatrice) individua una fonte di cibo, lo comunica alle altre api della famiglia mettendo in atto una vera e propria “danza dell’addome”. Cosa succede però se di notte non si consente alle api di riposare adeguatamente? Il gruppo del dott. Klein ha condotto un esperimento in cui ad alcune api è stato legato un disco magnetico sul dorso, ed un macchinario magnetico, chiamato Insominator, veniva fatto scorrere lungo una parete dell’alveare in modo da recare costantemente disturbo al gruppo di api studiato.

Nelle giornate successive, gli scienziati si sono accorti che queste api non erano in grado di comunicare efficacemente alle compagne, con la loro danza, l’esatta direzione in cui muoversi per raggiungere la fonte di cibo.

[ Fonte | net1news ]

Api in città: Da Parigi a New York si diffonde la passione per le arnie

Dai tetti del Grand Palais nel cuore di Parigi, alla cima dei grattacieli di New York, fino ai giardini e balconi nel centro di Londra. Ma anche a Roma, Milano e Firenze.

Sono alcuni dei luoghi più curiosi dove abitano e producono le api, un argomento che verrà affrontato a Montalcino in occasione della ‘Settimana del Miele’ (10-12 settembre), una delle rassegne più importanti del settore.

Beekeeping day

Un hobby, quello dell’apicoltura in città, che trova sempre più estimatori: a Roma, a Villa Wolkonsky, residenza dell’ambasciatore della Gran Bretagna in Italia, vengono allevati due alveari che producono nettare nei giardini che li circondano, per sfruttare il polline delle tante varietà di fiori e alberi da frutto che popolano gli spazi verdi della villa.

E, seppur per poco tempo e a causa del fenomeno della sciamatura, l’abbandono in gruppo di una colonia per formarne una nuova, le api sembrano gradire anche Piazza San Babila a Milano, il Campanile di Giotto e piazza della Signoria a Firenze. Ma le api hanno trovato casa anche tra i banchi della scuola primaria, grazie al laboratorio didattico ‘Dolce come il miele’, che fa parte di un progetto-pilota di educazione al gusto promosso da Winenews.

[ Fonte | newsfood.com ]

Gli occhi delle api per i robot volanti

Le api, essendo dotate di un cervello molto piccolo, fanno grande affidamento sulle loro capacità visive per orientarsi e sopravvivere in ambienti anche difficili. Per capire meglio il funzionamento della vista di questi piccoli insetti, e come essa ne influenza la vita, un gruppo di scienziati dell’università tedesca di Bielefeld ha creato un occhio artificiale, che sperano possa svelare il segreto delle capacità di orientamento e di elaborazione delle informazioni durante il volo.

L’obiettivo finale è quello di usare le conoscenze acquisite, applicandole a tecnologie quali gli aerei in miniatura (MAV, Micro Aerial Vehicles) per migliorarne le potenzialità. L’occhio d’ape artificiale è costituito dalla combinazione di uno specchio e di una lente, accoppiati a formare una sorta di cupola che riflette le immagini verso l’interno, dove è piazzata una singola videocamera che così è in grado di raccogliere le immagini stesse, con un campo visivo di circa 280 gradi.

Tali immagini vengono poi fuse elettronicamente in modo da ottenere un fuoco perfetto anche con un così ampio angolo visivo. I tentativi effettuati in precedenza non erano stati in grado di ottenere simili risultati dal punto di vista dell’accuratezza dell’immagine raccolta, e per ottenere un risultato del genere bisognava usare una doppia telecamera, che sarebbe stata troppo pesante per essere poi montata su un MAV.

Ovviamente il tutto è in fase di ulteriore perfezionamento, ad esempio studiando la possibilità di visualizzare la luce ultravioletta, cosa che le api sono già in grado di fare, e che renderebbe il sistema ancora più simile all’occhio naturale degli insetti, sperando che conduca anche alla comprensione di come i loro occhi processano le immagini ed inviano i relativi stimoli neurali al cervello.

[ Fonte | endoacustica ]

Sport: quale miele consumare

Il miele è un’ottima fonte energetica e gli sportivi lo sanno bene. Essendo composto per la maggior parte di zuccheri semplici a rapido utilizzo, si presta bene all’uso sportivo. In più contiene antiossidanti che aiutano le difese immunitarie.

Vista però la varietà di prodotti può essere utile conoscerne le caratteristiche specifiche tipo per tipo in modo da scegliere quello con le proprietà più adatte a sé, secondo la tipologia di attività fisica che si pratica.

Il miele al rosmarino è indicato soprattutto per combattere la fatica dell’allenamento pregresso ed è particolarmente indicata la consumazione a colazione.

Il miele di zagara ha invece effetti leggermente sedativi ed è consigliato prima di andare a dormire o durante un periodo di forte stress precedente una gara o una sessione di allenamento molto impegnativa.

Il miele di lavanda ha proprietà antisettiche e aiuta a prevenire infiammazioni bronchiali e tosse catarrosa, particolarmente seccanti se costringono ad interrompere le sessioni di allenamento.

Il miele di eucalipto, tra i più noti, migliora la respirazione e può essere usato con soddisfazione in caso di tosse.

Il miele di timo ha anch’esso proprietà antisettiche ed è particolarmente consigliato dopo sessioni di allenamento molto impegnative, per aiutare le difese immunitarie. Favorisce inoltre la digestione.

Il miele di erica, più difficile da trovare, è raccomandato in caso di infezioni alle vie urinarie in generale ma più in particolare per tutti gli sportivi che vogliono depurare il corpo eliminando le tossine.

Il miele di quercia è ricco di minerali, in particolare ferro e zinco, e contiene anche piccola quantità di vitamine B2 e B6. Non è facile da trovare, ma spesso viene combinato ad altri mieli.

In caso di dubbi o di difficile reperibilità, tuttavia, rimane sempre valido il consiglio di consumare il classico miele millefiori.

[ Fonte | benessereblog ]