Deserto del Sahara, scoperta una colonia di api rimaste isolate dal mondo per 10000 anni

Una popolazione unica di Apis mellifera, api da miele, è stata scoperta in un’ oasi a nord del Deserto del Sahara. Queste particolari api africane sono rimaste separate dal resto del mondo per circa 10.000 anni.

Quando i ricercatori hanno esaminato le colonie presenti attorno all’ oasi di Kufra in Libia, hanno scoperto che queste api sono geneticamente differenti da qualunque altra popolazione nel resto del mondo.

La differenza genetica indica che queste api sono approdate nell’oasi di Kufra tra i 5000 ed i 10.000 anni fa, quando i cambiamenti climatici iniziarono a rendere la rigogliosa savana africana il deserto che oggi possiamo ammirare, cancellando moltissime forme di vita. Gli esseri viventi dell’odierno deserto fanno affidamento sulle riserve di acqua fossile del sottosuolo, senza la quale sarebbe quasi impossibile sopravvivere.

Non è una novità che le api possano sopravvivere nelle oasi in mezzo al deserto. La maggior parte sono popolazioni addomesticate da apicoltori locali, che le sfruttano per la produzione di miele e per l’impollinazione delle piante nelle oasi.

Ma le api di Kufra sono del tutto particolari.

Taher Shaibi, dell’ università Al-Fatah di Tripoli, ed il professor Robin Moritz, della Martin Luther University di Halle-Wittenberg, Germania, hanno analizzato il DNA di 16 colonie di api che vivono nelle oasi di Kufra, Brak ed in altri tre siti lungo la costa libica.

Le api costiere si sono rivelate quelle geneticamente più diversificate, soprattutto per via dell’apicoltura, che consente a vaste colonie di api di incrociarsi.

Ma le api di Kufra mostrano tratti genetici che le rendono uniche da tutte le altre.

Le api che vivono a Kufra inoltre non hanno contratto il parassita Varroa destructor, che sta piagando moltissime popolazioni mondiali. “L’oasi può ritenersi salva dal Varroa se viene mantenuto un perfetto isolamento” affermano i ricercatori.

Cosa ancora più sorprendente, le api di Kufra sembrano non soffrire di alcun problema a causa degli incroci di popolazioni ristrette e geneticamente poco diversificate. Non soffrono di alcuna malattia di natura genetica o parassitaria, e proprio per questo potrebbero offrire interessanti possibilità al mondo dell’apicoltura.

[Fonte: www.direttanews.it]

Le api sono dipendenti da caffeina e nicotina?

Le api preferiscono il nettare contenente piccole quantità di nicotina e caffeina rispetto al nettare che non le contiene affatto. Ciò è quanto rivela una ricerca dell’università di Haifa, Israele. «Questo potrebbe essere uno sviluppo evolutivo destinato, come per gli esseri umani, a rendere le api dipendenti» puntualizza il professor Ido Izhaki, uno degli studiosi che ha condotto la ricerca.

Il nettare dei fiori è principalmente costituito da zuccheri, che forniscono energia per i potenziali impollinatori. Ma il nettare floreale di alcune specie di piante include anche piccole quantità di sostanze note per le loro proprietà tossiche, come la caffeina e la nicotina.

Il presente studio, effettuato dai ricercatori del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica e Ambientale e il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Haifa-Oranim, presieduto dal Prof. Ido Izhaki insieme al Prof. Gidi Ne’eman, Prof. Moshe Inbar e Dr. Natarajan Singaravelan, ha esaminato se tali sostanze sono destinate ad “attirare” le api o se esse sono prodotti secondari non necessariamente legati a tali obiettivi.

La nicotina è naturalmente presente nel nettare floreale ad una concentrazione che può raggiungere i 2,5 milligrammi per litro, principalmente nei vari tipi di albero di tabacco (Nicotiana glauca). La caffeina si trova a livelli di concentrazione di 11-17,5 milligrammi per litro, per lo più nei fiori di agrumi. Nel nettare dei fiori di pompelmo, tuttavia, la caffeina è presente in concentrazioni molto più elevate, raggiungendo il 94,2 milligrammi per litro. Al fine di esaminare se le api preferiscono il nettare contenente caffeina e nicotina, i ricercatori hanno offerto nettare artificiale contenente vari livelli (tipi) di zuccheri naturali e vari livelli di caffeina e nicotina, insieme al nettare “puro” (pulito) che conteneva solo zucchero. Le concentrazioni di caffeina e nicotina variavano dai livelli naturali di nettare floreale fino a concentrazioni molto superiori rispetto a quelle che si trovano in natura.
I risultati hanno mostrato che le api preferiscono nettamente il nettare contenente nicotina e caffeina sul nettare “puro” (pulito). La concentrazione di nicotina preferita è stata di 1 milligrammo per litro, simile a quella che si trova in natura. Considerata la possibilità di scegliere livelli più elevati di nicotina rispetto al nettare “puro” (pulito), le api hanno preferito quest’ultimo.

Secondo i ricercatori, è difficile stabilire con certezza se le sostanze che provocano assuefazione al nettare si siano sviluppate in un processo evolutivo al fine di rendere più efficiente l’impollinazione. Si può presumere, tuttavia, sulla base dei risultati della ricerca, che le piante che sono sopravvissute alla selezione naturale sono quelle che hanno sviluppato un “adeguato” livello di quelle stesse sostanze stupefacenti/psicotrope. Ciò ha consentito che alcune piante potessero attrarre e non respingere le api, conferendo loro un vantaggio significativo sulle altre piante. I ricercatori hanno sottolineato che questo studio ha dimostrato una preferenza, e non una dipendenza, e stanno attualmente valutando se le api stiano davvero diventando dipendenti dalla nicotina e dalla caffeina.

[ Fonte | apitalia ]