Gli apicoltori chiedono il divieto definitivo per i pesticidi killer delle api

ROMA. La Federazione apicoltori italiani (Fai) e l’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (Unaapi) hanno presentato ai ministeri della salute e dell’agricoltura e agli assessori regionali all’agricoltura di Toscana, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia una motivata richiesta formale perché sia deciso il definitivo ritiro dell’autorizzazione d’uso dei concianti del mais.«Il declino di api e apicoltura e i conseguenti rischi per gli equilibri ambientali e per quelli produttivi agricoli hanno, tra l’altro, allarmato l’opinione pubblica – sottolineano il presidente del Fai Raffaele Cirone e quello dell’Unaapi Francesco Panella – All’origine del grave fenomeno è unanimemente e scientificamente condivisa l’interazione di una molteplicità di cause; in Italia come in altri paesi europei, tuttavia, si è evidenziato inequivocabilmente che l’utilizzo di insetticidi neurotossici, per la concia del seme di mais rappresenta una delle cause principali e responsabili di fenomeni diffusi di spopolamento e morìa degli alveari. La grave entità del danno subito dal comparto apistico ha comportato, a partire dal settembre 2008, la decisione di sospendere l’impiego di tali concianti rinnovata anche nel corso dell’anno 2009».

Unaapi e Fai sottolineano alcuni dati: «nel periodo del divieto d’impiego dei neonicotinoidi si è riscontrata un’evidente ripresa dello stato di salute e di buona produttività degli allevamenti apistici italiani; nel periodo di mancato impiego di semi conciati non si sono verificati fenomeni, al contrario delle allarmistiche previsioni, di danni da diabrotica su mais. In merito alla complessa problematica del fenomeno della morìa delle api, il Mipaaf ha recepito le nostre istanze per l’avvio di Apenet, un piano di monitoraggio nazionale (pubblico, scientifico, indipendente), che fornisse elementi di supporto alle decisioni da adottare per la salvaguardia del patrimonio apistico nazionale. Le prime risultanze scientifiche di questo monitoraggio hanno confermato quanto già verificato in campo e qualora le più recenti acquisizioni dei ricercatori evidenziassero ulteriormente la responsabilità dei neonicotinoidi s’imporrebbe l’assunzione di una decisione basata sul principio di precauzione. La Ue, infatti, ne prevede l’adozione quando “Una preliminare valutazione scientifica obiettiva (indichi), che esistono ragionevoli motivi di temere che gli effetti potenzialmente pericolosi sull’ambiente e sulla salute umana, animale o vegetale possano essere incompatibili con il livello di protezione prescelto”. (Comunicazione COM (2000)1 del 2.2.2000 punto 3, comma 10)».

Per questo Panella e Cirone chiedono che «1. sia definitivamente revocata l’autorizzazione d’uso di molecole neurotossiche per la concia delle sementi di mais; 2. venga ribadito, anche ai sensi della legge n. 313/2004 recante Disciplina dell’Apicoltura, il divieto d’irrorazione di insetticidi su mais in fioritura, il cui polline è abbondantemente bottinato da api e altri insetti utili, e sia rigorosamente represso il loro eventuale impiego; 3. venga promossa la pratica agricola della rotazione colturale monoculturale del mais in tutte le zone a rischio diabrotica e venga divulgata presso il mondo agricolo l’utilità delle api per gli incrementi produttivi dell’agricoltura italiana».

A sostegno delle due associazioni degli apicoltori arriva Legambiente che condivide la necessità di «Stabilire il divieto definitivo all’uso di questi pesticidi (cosa che ha permesso, nei mesi di sospensione, il ripopolamento degli alveari), ribadire il divieto d’irrorazione di insetticidi su mais in fioritura (il cui polline è abbondantemente bottinato da api e altri insetti utili), e impedire la monocoltura in successione a favore della rotazione colturale». Gli ambientalisti ricordano che «Anche il Servizio fitosanitario della Regione Lombardia ha segnalato in modo pubblico non solo l’inopportunità e dannosità dei trattamenti insetticidi in fioritura del mais ma anche la loro illegalità. L’approccio che privilegia l’intervento chimico, con uso di concia delle sementi con i neonicotinoidi ha dato prova d’essere assolutamente inappropriato e incapace di contenere le popolazioni del coleottero nord americano. Per combatterlo basta cambiare periodicamente coltivazione con la rotazione colturale, che non richiede alcun uso d’insetticidi e di seme conciato»

La risposta del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan non si è fatta attendere, ma non crediamo che piacerà molto ad apicoltori e ambientalisti. «Prima di tutto – si legge in un comunicato del ministro – oggi vorrei rassicurare le Associazioni dell’apicoltura italiana sul fatto che la tutela e la salvaguardia del patrimonio apistico nazionale rappresentano per me una questione prioritaria. Nel contempo, però, non intendo porre nei termini di una ulteriore guerra di religione anche la vicenda della sospensione degli insetticidi utilizzati nella concia del mais, i neonicotinoidi, e questo dopo il fenomeno dell’allarmante moria delle api verificatasi nel nostro Paese nel 2008. Ecco perché intendo sottolineare, a questo proposito, l’indiscusso valore del programma di ricerca Apenet, finanziato dal mio Ministero e coordinato dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, che ha fornito già alcuni elementi importanti, ma dal quale mi attendo ulteriori informazioni».

«Da quanto emerso finora, comunque, il programma di ricerca ha confermato il nesso esistente tra i principi attivi oggetto di sospensione e il fenomeno della moria delle api e dello spopolamento degli alveari, ma ha anche evidenziato un netto abbattimento della dispersione delle polveri durante la semina di mais, grazie al miglioramento delle tecniche di concia e alle modifiche apportate alle seminatrici. In ogni caso, avremo a disposizione ulteriori riscontri sperimentali, soprattutto per quanto concerne gli effetti sulle api della dispersione delle polveri in pieno campo. Da ultimo, mi preme evidenziare che ho previsto il potenziamento della rete di monitoraggio, avviata da Apenet già nel 2009, così da renderla permanente e più capillare allo scopo di garantire il massimo controllo dei fenomeni che possono causare la moria delle colonie di api, che come è noto, rappresentano delle vere cartine di tornasole sulle condizioni reali dell’ambiente».

[ Fonte | greenreport.it ]